domenica 5 gennaio 2014

QUALCHE DUBBIO SULLE UNIONI CIVILI

Si parla molto in queste ore di famiglia, famiglie, unioni civili e diritti civili, dopo la proposta del PD di inserire nel patto di legislatura anche una legge sulle civil partnership.

Nelle recenti legislature abbiamo assistito ad una lotta miope tra fazioni integraliste (la storia di questi ultimi vent'anni),  grazie alla quale si è riusciti a smantellare le politiche per il welfare familiare senza garantire un ampliamento della platea di chi poteva averne diritto.

In particolare, mentre qualcuno faceva le crociate contro qualsiasi forma di riconoscimento giuridico per le coppie omosessuali, in difesa di una fantomatica famiglia, si impediva a milioni di giovani di ambire a formare proprio quel nucleo familiare ritenuto indispensabile per la costruzione di una comunità di persone: nessuna agevolazione per le giovani madri, né per i giovani padri, pochissime possibilità per le famiglie numerose, pochi posti disponibili per gli asili nido.
In sintesi: zero euro destinati alle famiglie, mentre si scendeva in piazza per difenderle.
La risposta di Matteo Renzi alle prese di posizione di Angelino Alfano mi pare quindi perfetta.

Prima di modificare gli istituti che disciplinano le unioni fra le persone credo dovremmo chiarire cosa è bene e cosa è male per la società di cui tutti facciamo parte.

Abbiamo su questo dati interessanti che provengono dal rapporto giovani: il 70% delle persone intervistate dichiara di riconoscere nella famiglia la cellula fondamentale della società. Questo desiderio si scontra con i dati che ci fornisce l'ISTAT su matrimoni e divorzi: una forte diminuzione dei primi, un costante aumento dei secondi.
Il mio pensiero è che l'unione stabile fra due persone rappresenti un fatto positivo per le collettività e, quindi, per gli Stati; lo dico partendo da un punto di vista assolutamente laico. Qui non stiamo parlando di matrimonio religioso che ha altre motivazioni ed altri presupposti (che conosco bene, visto che l'ho scelto per me; la data è il 13 settembre; approfitto del post per scriverlo per la prima volta anche qui sul blog).

E' partendo da qui e da questa cornice che ritengo quasi dannosa la proposta delle civil partnership. Mi spiego: io credo che noi dobbiamo dare la possibilità a tutti di sposarsi.
Penso che sia una follia non riconoscere dignità a due persone, anche dello stesso sesso, che decidono di voler stare insieme tutta la vita. Quel desiderio, quella decisione, quella necessità, deve essere tutelata dallo Stato, che si incarica di garantire diritti a fronte di un'assunzione di responsabilità riguardo alcuni doveri che quella coppia si prende. Doveri che garantiscono allo Stato, cioè a noi tutti, un ritorno.

Il diritto di stare insieme e di essere riconosciuto deve essere difeso.
Gli eterosessuali hanno già questa possibilità, si possono sposare. Chi non si sposa rinuncia ai diritti per non farsi carico dei doveri. Gli omosessuali (o i conviventi per altre ragioni) questa possibilità non ce l'hanno ed è nostro dovere garantirgliela. Se non vogliamo chiamarlo matrimonio chiamiamolo in un altro modo, ma non credo che per realizzare questo cambiamento si possa sdoppiare l'istituto che regola i legami eterosessuali.

Se proprio vogliamo farlo, ripensiamo completamente al quadro nel quale ci muoviamo.
Diciamo che viviamo in una società che ritiene di dover allentare i legami fra persone (e mi pare che la direzione che stiamo prendendo sia proprio questa), lasciamo al matrimonio solo la sua accezione religiosa, lasciando che ci si sposi solo in Chiesa o secondo i riti di altre religioni, pensiamo per le coppie etero e gay ad altre soluzioni che lascino tutti più liberi, come quella per le civil partnership, troviamo un altro lavoro agli avvocati divorzisti (si scherza).

Sarei più d'accordo su una soluzione di questo tipo, chiara nell'orizzonte culturale e sociale che delinea, rispetto a quelle che si stanno definendo mescolando chi non ha diritti a chi ce li ha e sceglie liberamente di non usufruirne.

Abbiamo il dovere di proteggere l'idea di famiglia, nelle sue varie trasformazioni legate all'evoluzione dei tempi, e per questo è necessario difendere il valore di legami stabili e duraturi, qualsiasi forma essi prendano. Significa garantire risorse a chi si assume delle responsabilità più alte nei confronti della società.
La proposta delle civil partnership ha quantomeno il merito di aver sollevato la questione, garantendo alcune risposte e facendo smuovere un dibattito che da troppi anni è stato legato a fanatismi inutili.
Perciò avanti tutta, io ho provato a dire la mia.

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