Questo, secondo me, è un comportamento scorretto. Perché è facile fare gli sgargianti quando le primarie si vincono, come a Milano o a Genova.
Quando si perdono, invece, bisogna farsi carico degli errori fatti e continuare sulla strada che si era stabilito di percorrere, per arrivare uniti verso la vittoria elettorale.
C'è un partito serio, il Pd, che gli impegni li rispetta nella buona e nella cattiva sorte. Altri, invece, trovano molto più semplice fare come i bambini di sei anni: se non li fai giocare si portano via la palla. Nessuno gioca, tutti perdono. Alla faccia dei nostri elettori, as usual.
giovedì 22 marzo 2012
LAVORO, BREGANTINI (CEI): LAVORATORI NON SONO UNA MERCE
Ecco una riflessione e uno spunto non banale e degno di nota sulla questione articolo 18:
«Bisogna chiedersi, davanti alla questione dei licenziamenti, chiamati elegantemente, con un eufemismo, “flessibilita' in uscita”, se il lavoratore è persona o merce. È la grande istanza dell'enciclica sociale Rerum Novarum. La questione di fondo. Il lavoratore non è una merce. Non lo si può trattare come un prodotto da dismettere, da eliminare per motivi di bilancio, perché resta invenduto in magazzino».Lo dice monsignor Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano e presidente della Commissione Lavoro, Giustizia e Pace della Conferenza episcopale italiana, docente di storia della chiesa con una lunga esperienza di operaio in fabbrica negli anni della giovinezza, a Famiglia Cristiana. «Leone XIII – ricorda – lo scrisse nella pietra miliare del cattolicesimo sociale, emanata nel 1891, più di un secolo fa. È un po' come nella questione della domenica derubricata a giorno lavorativo. In politica ormai l'aspetto tecnico sta diventando prevalente sull'aspetto etico».
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