giovedì 12 settembre 2013

IL REPARTO GERIATRICO

C'è un non so che di desolante nella nomina di Giuliano Amato come giudice della Corte Costituzionale. E' una classe dirigente che perpetua sé stessa, incurante del mondo che cambia e delle esigenze del Paese.
E sì che Giorgio Napolitano, il Presidente della Repubblica, nel suo discorso alle Camere per la sua rielezione aveva speso parole importanti nei confronti delle nostre generazioni:
Parlando a Rimini a una grande assemblea di giovani nell'agosto 2011, volli rendere esplicito il filo ispiratore delle celebrazioni del 150° della nascita del nostro Stato unitario : l'impegno a trasmettere piena coscienza di “quel che l'Italia e gli italiani hanno mostrato di essere in periodi cruciali del loro passato”, e delle “grandi riserve di risorse umane e morali, d'intelligenza e di lavoro di cui disponiamo.
(...)  
E' la questione della prospettiva di futuro per un'intera generazione, è la questione di un'effettiva e piena valorizzazione delle risorse e delle energie femminili. Non possiamo restare indifferenti dinanzi a costruttori di impresa e lavoratori che giungono a gesti disperati, a giovani che si perdono, a donne che vivono come inaccettabile la loro emarginazione o subalternità.
Ecco, la nostra è una generazione continuamente tradita, continuamente spinta a mettersi in gioco per poi vedersi schiacciata dagli ingranaggi di una società governata attraverso un sistema di potere geriatrico che non fa che specchiarsi in sé stesso e nella sua storia, con il paradosso che quella storia non ha prodotto nessun risultato decente per la riduzione delle disuguaglianze e per la prospettiva di un futuro migliore. E' un continuo accaparrarsi posti e risorse, alla faccia di chi verrà dopo, alla faccia della sostenibilità economica di un sistema che si basa sullo sfruttamento sistematico di risorse dei più anziani e dei più ricchi nei confronti delle generazioni successive.
E la cosa assolutamente incredibile è che, per buttarla in politica, il nostro Partito avrebbe la forza di spostare, attraverso un dibattito serio, gli equilibri di questo sistema, con una parte del PD che con la sua tradizione socialista sposterebbe gli equilibri della redistribuzione del reddito e l'altra che si concentra sullo spostamento dell'asse generazionale centrando il tema del merito.
In vista del congresso mi permetto di dire che le due cose non sono inconciliabili. Basterebbe parlare delle cose da fare e non solo delle persone da votare o delle correnti da rifare, in un eterno gioco gattopardesco che sembra non finire mai. Proprio alla faccia di quei giovani che, non per niente, non guardano più alla politica come strumento per avere delle risposte ai loro problemi.