venerdì 14 dicembre 2012

SE CI TRASFORMIAMO IN UNA SETTA

Io non so se riesco a spiegare e a descrivere quanta sofferenza provo ogni volta nel dover prendere le distanze da alcune prese di posizione fatte dal Papa o da alcuni cardinali. Quanta rabbia nel leggere commenti offensivi sulla religione generati da altrettante prese di posizione che poco hanno a che fare con l'amore per il prossimo, che dovrebbe essere il caposaldo e l'architrave delle nostre esistenze. Quanta fatica nel dover spiegare a persone che ci sarebbero anche vicine, ricominciando ogni volta da capo, che il cattolicesimo non si riduce a questo.
Lo scontro va al di là delle questioni etiche che di volta in volta generano conflitto. E' più profondo. Va alla radice della nostra fede e ci interroga nel profondo su come scegliamo di viverla. E' la frattura che ha separato il Cardinal Martini da Benedetto XVI, che va via via allargandosi ed esige da parte di chi desidera una Chiesa immersa nella storia prese di posizione sempre più nette, in contrapposizione ad un tentativo oscurantista che, a mio modo di vedere, fa solo male alla diffusione del messaggio d'amore evangelico.
E' la divisione fra chi crede solo ed esclusivamente nel valore della testimonianza come mezzo per trasmettere i valori della fede e chi, invece, sceglie di secolarizzare quella testimonianza, imponendola attraverso le leggi degli Stati a tutta la popolazione.
Perché è logico che nella mia vita io non approvi l'aborto, non pratichi l'eutanasia e, ovviamente, creda nel valore del matrimonio. Il punto non è questo. Il punto è come diventare sale della terra, come trasmettere al meglio questi valori in cui crediamo, come veicolare in maniera universale il messaggio di cui siamo portatori.
Dal mio punto di vista si otterranno migliori risultati sfidando le intelligenze delle persone, sollecitando quel frammento di fede, verità e desiderio di trascendenza che ciascun individuo porta dentro di sé, interrogandosi e condividendo i dubbi e le sofferenze che ogni uomo e ogni donna portano con loro quando compiono scelte importanti, mettendosi in discussione e in gioco senza stare su un piedistallo, che fra l'altro ci siamo costruiti da soli, pensando di avere ogni verità in mano, provando a rispettare nel profondo le traiettorie di questa umanità, accettando le sfide del relativismo come abbiamo provato a fare con il Concilio Vaticano II.
Otterremo migliori risultati se sapremo testimoniare la profondità delle nostre scelte e lo straordinario impatto che queste hanno sulle nostre vite, rispetto ad un grottesco e superficiale tentativo di imporle senza far sì che ne si comprenda il senso ultimo, distruggendo il legame che cerchiamo fra scienza e fede e attorcigliandoci in ragionamenti che, se portati all'estremo, diventano dei boomerang, come nel caso delle parole dette oggi. Perché, per esempio, il celibato dei preti dovrebbe essere considerato contro natura e, quindi, seguendo il filo logico del Cardinal Ratzinger, un impedimento al raggiungimento della pace. Così come la scarsa trasparenza di alcune operazioni finanziarie in stile IOR. Per dire.
Il rischio è di trasformarci in una setta che promuove solo posizioni oltranziste. Io preferire ritornare al  linguaggio universale della testimonianza, comprensibile a tutti da più di 2000 anni. Torniamo a dare a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio, senza mescolare troppo le cose.