lunedì 21 novembre 2011

MENO SALOTTI RADICAL CHIC, GRAZIE

Zapatero ha perso. Non che avessimo bisogno delle elezioni in Spagna per saperlo, ma la sconfitta socialista fa pensare, soprattutto chi ha immaginato che quel modello potesse essere preso a modello (ripetizione voluta) per le sinistre europee e non solo.
Non sono mai stato fra i fan sfegatati dell'ex Presidente spagnolo, anzi quel modo di governare ha suscitato in me sempre un certo sospetto.
Faccio un'analisi superficiale, ovviamente, ma spesso le sensazioni e la percezione che si ha di un governo  o di un politico, poi rispecchiano comunque una lacuna o una difficoltà, siano esse di contenuto o di forma.
Allora mi viene da dire che la sinistra dei soli diritti, quella che si occupa solo ed esclusivamente di far progredire il mondo, di liberarlo dalle catene del "puritanesimo", è un modello fallimentare. La sinistra dei radical chic, dei salotti, delle piazze convocate per un Presidente del Consiglio che tratta le donne come oggetti, perde.
Ora starete pensando che sono completamente pazzo, ma non smette di frullarmi in testa un concetto semplice: c'è gente che non ha soldi per mangiare, c'è gente che vive in case non degne di questo nome, ci sono carcerati che si ammazzano e giovani (tanti, troppi) disoccupati. Ci sono anziani soli e scuole che cadono a pezzi. Terre che franano e opere d'arte che cedono.
Ecco, allora faccio un invito a tutti. La sinistra che vince è quella che si impone culturalmente, quella che mette in fila le priorità; al primo posto ci deve essere la lotta alla disuguaglianza vera, quella che costringe gli anziani a rubare al supermercato, al secondo la difesa del territorio, perché se vien giù tutto veniamo giù anche noi, poi una politica seria di integrazione e sicurezza, poi la scuola, l'innovazione, i giovani, perché un Paese che non pensa al suo futuro è un Paese morto.
Non dico che le battaglie sui diritti civili non siano importanti, ma sono e saranno sempre battaglie di una minoranza all'avanguardia che, se la gente non lavora, non studia, non mangia, saranno difficili da vincere.
Servono priorità, serve uscire dai salotti, serve tornare per strada.

POI DICI CHE LA COMUNICAZIONE

Ecco, quando dico che abbiamo seri problemi di comunicazione, oltre che di contenuto, intendo questo.
Ed è maledettamente grave, perché non abbiamo la forza di semplificare e rendere chiare quello che vorremmo per l'Italia oggi, per non parlare poi, cosa fondamentale per una forza politica come la nostra, di come immaginiamo l'Italia fra vent'anni.
E tutto questo è grave, gravissimo, perché in questo modo la difesa dell'uguaglianza, dell'ambiente, della giustizia, dei diritti, dell'innovazione, dei giovani, del merito, si fa difficilissima, per un semplice fatto: non siamo (sono, più che l'altro) credibili.
Poi dici che la comunicazione non conta...