martedì 14 giugno 2011

CI FACCIAMO SENTIRE


La fascia d'età che più si è fatta sentire per i referendum è stata quella dei giovani 18-24.
Questo per dire, come spesso mi è capitato, che non è vero che i ragazzi se ne fottono. E' che non vedono nei partiti un contraltare che susciti in loro speranze, considerando le risposte dell'una e dell'altra parte sostanzialmente poco credibili.
Ecco la sfida per il Pd, ecco la sfida per un partito riformista che crede nella politica del futuro e non in quella dei sondaggi; ecco la sfida per chi vuole provare a dare risposte, ecco la sfida per i ragazzi, come me, che credono nella possibilità che questo partito, nato per questo, riscopra la sua vocazione (non mi riferisco a quella maggioritaria) e sia finalmente credibile e votabile anche da chi oggi ha detto quattro volte 4 sì, ma ancora non si fida, a volte a ragione, del Partito Democratico.
Ci stiamo dando da fare, dobbiamo fare anche di più, ma il vento che ha percorso la penisola in questa primavera fa sembrare la salita un po' meno irta di quanto non fosse un mesetto fa.
I dati sono di quei bravi ragazzi di Termometro Politico.

PER UNA BUONA POLITICA

Un decalogo redatto da alcune delle associazioni cattoliche presenti sul territorio milanese, un decalogo in cui trovo i motivi per cui ho scelto di provare a fare politica nel Partito Democratico, in cui trovo il modo in cui fare politica e lo scopo, in cui si respira il futuro che deve necessariamente aspettare Milano.

L’impegno politico personale sia ispirato a principi etici quali:

1) Serietà, competenza e trasparenza dell’operato;
2) Coerenza tra vita pubblica e vita privata;
3) Legalità formale e sostanziale, lotta alle inefficienze dell'amministrazione pubblica e ai vuoti politici, che creano le condizioni per la corruzione e per le infiltrazioni della criminalità organizzata.

L’impegno politico istituzionale sia orientato a:

4) Ascoltare e rappresentare i bisogni dei cittadini e delle organizzazioni sociali, produttive, culturali, in particolare dei ceti popolari e delle famiglie, oggi più esposti agli effetti della crisi, valorizzando i luoghi e le forme in cui la comunità civile già si esprime in modo ricco e plurale; rendere la città più a misura delle persone nell'accesso alla casa, nei trasporti, nei servizi sociali; promuovere e difendere il lavoro, la sua qualità e dignità, luogo di realizzazione personale e di costruzione dei legami sociali;
5) Ripensare il ruolo del Consiglio comunale, dandogli il giusto rilievo di
rappresentanza della città e assicurando la costante presenza di Sindaco e
assessori ai lavori in aula.
6) Potenziare funzioni e visibilità dei Consigli di zona, in nome di un reale
decentramento;
7) Realizzare un confronto serio con le opposizioni, cercando anche, per quanto possibile, soluzioni condivise.

L’orizzonte entro cui iscrivere l’impegno personale e istituzionale preveda strategicamente di:

8) Riscoprire l'antica vocazione ambrosiana dell’accoglienza, dell’attenzione agli ultimi, della solidarietà, raccordandola con la costruzione di un nuovo welfare;
9) Rilanciare la dimensione europea e internazionale della città;
10) Adottare un'ottica metropolitana come prospettiva dell’ideazione e dell’azione politica/amministrativa.

Milano, 28 marzo 2011

I firmatari:
Gianni Bottalico presidente Acli Milano, Monza e Brianza;
Luciano Caimi, presidente Città dell’uomo;
Alfredo Canavero, presidente Fondazione Giuseppe Lazzati;
Giorgio Del Zanna, presidente Comunità di Sant'Egidio di Milano;
Marco Garzonio, presidente Ambrosianeum Fondazione Culturale;
Valentina Soncini, presidente Azione Cattolica Ambrosiana;
Alessandra Tarabochia, presidente CIF (Centro Italiano Femminile) Lombardia

TOTTI E' UN FINE COMMENTATORE POLITICO

ECOQUARTIERI

E' con queste cose, per esempio, che dovremo marcare la differenza fra il loro vendersi ai cementificatori ed il nostro pensare alla vivibilità dei quartieri che abitiamo e viviamo.

OLTRE IL PROPRIO NASO

La direttrice dell'Unità è una gran bella penna.

Perché la politica ha senso se si occupa di chi verrà dopo, non solo di chi c’è adesso: se sa pensare ai prossimi trent’anni e non ai prossimi trenta giorni. Se sa immaginare chi pagherà i contributi per i ragazzi che non avranno mai un lavoro stabile, chi si occuperà degli anziani che oggi hanno quarant’anni anni e fra trenta ne avranno settanta, poi novanta perché la vita si allunga ma la sanità pubblica si accorcia, e allora tutto peserà sulle spalle fragili dei nostri figli precari. La buona politica è quella che fa soffiare il vento, non quella che lo cavalca.

Il resto lo trovate qui.