martedì 31 gennaio 2012

LA SUPERFICIALITA' DEL DIBATTITO SUL MERCATO DEL LAVORO.

Se fate caso ai servizi dei tg ed agli articoli di giornale, soprattutto quelli di sinistra, o sedicenti tali, parlando della riforma del mercato del lavoro c'è una sovraesposizione mediatica dell'articolo 18.
Tutti parlano dell'articolo 18, chi lo difende a spada tratta, chi lo denigra, chi sostiene che è la causa delle piccole dimensioni delle aziende italiane, chi invece lo ritiene uno strumento fondamentale e insostituibile per la difesa dei lavoratori nella jungla del mercato del lavoro.
C'è un problema.
Tutti parlano dell'articolo 18, nessuno parla della piaga delle piaghe di questo paese: la disoccupazione giovanile.
Anche oggi sul Corriere vengono riportati dati preoccupanti: disoccupazione giovanile al 31%, per non parlare del dato relativo ai giovani (spesso già laureati, scandalo nello scandalo) che stanno facendo stage gratuiti o sottopagati, sono inquadrati con contratti a progetto o finte partite IVA.
Ora, noto sempre più spesso che in Italia le discussioni pubbliche su temi come questo vengono fatte su singoli temi legati a posizioni ideologiche, senza considerare i problemi nella loro totalità e complessità.
Nel caso della riforma del mercato del lavoro allora forse sarebbe meglio cominciare a capire come garantire posti di lavoro (ai giovani e ai più adulti che lo hanno perso), inserendo forme anche nuove di garanzia (l'articolo 18 potrebbe essere sostituito da norme affini, ma più efficaci e maggiormente adeguate ad un mercato del lavoro flessibile), a fronte di una maggiore flessibilità in entrata ed in uscita.
Molti di voi sanno come la penso, la proposta di Boeri-Garibaldi mi pare la più solida.
Se ne discuta, senza ingabbiare tutto in nemici dei lavoratori e nemici delle imprese.
Insomma, discutiamo dei diritti dei lavoratori, partendo dal presupposto che si discute di tutto difendendo non delle norme, ma dei principi. Il riformismo nasce dal cercare di stare al passo con i tempi, mettendo al centro i diritti delle persone. Non norme preconfezionate.