lunedì 16 aprile 2012

IL CONTRIBUTO AI PARTITI E' NECESSARIO

L'altra sera ascoltando la Littizzetto fare ironia sul finanziamento pubblico ai partiti mi immaginavo già il pezzo che farà fra qualche anno quando, facendo finta di niente, sosterrà che non è possibile che dei finanziatori privati foraggino i politici, che così sarebbero condizionati dal denaro.
Vorrei fare un'analisi seria su questo punto.
E' vergognoso che i partiti in questi anni si siano aumentati di uno sproposito i rimborsi, di fatto non rendendoli più tali. E' vergognoso che ora, mentre si chiedono sacrifici pesanti alle persone, non si proceda rapidamente al dimezzamento dei parlamentari e del loro stipendio. E' vergognoso perché quando c'è da parlare di come far arrivare le persone dignitosamente alla fine del mese, certi problemi andrebbero affrontati con maggiore nettezza. 
Detto questo, io sono assolutamente contrario all'abolizione del contributo ai partiti politici.
La democrazia costa. 
Costa stampare volantini, costa gestire siti internet e social network, costa acquistare gazebo e mantenere sedi, costa affittare sale e teatri per eventi, costa fare corsi di formazione, costano i libri (anche gli e-book).
Lasciare i partiti in balia dei finanziamenti ai privati senza garantire loro un minimo sostegno significa mandare all'aria la democrazia (vi consiglio di dare un occhio a questa mappa e vedere quali paesi non prevedono nessun tipo di rimborso, penso che possiate ricredervi).
Il problema non è la forma partito in sé, significherebbe dire che il problema è la democrazia.
Il problema sono le persone che in questo momento sono al timone. Occupiamoci di spostarle da lì, non di affossare la barca. Perché sopra, volenti o nolenti, ci siamo anche noi, finendo tutti in mare.

ABUSIVO NON TI VOTO

Rispetto a quanto scrivevo stamattina, bisognerebbe partire dalle cose piccole, che poi tanto piccole non sono.
Per esempio, nell'epoca di internet (pensate un po), le affissioni dovrebbero diminuire fin quasi a sparire. Si risparmiano, pensate un po', carta e soldi.
Quelle abusive invece dovrebbero proprio sparire. Dai muri. Da sinistra.
Sempre per quella faccenda della credibilità di si diceva qualche giorno fa.

TITANIC, PD

Mi sembra quasi ridicola la litania contro l'antipolitica intonata da diversi leader politici (Bersani compreso, obviously) nelle ultime ore: non tanto perché io sia d'accordo con Grillo (chi legge questo blog sa come la penso a riguardo), tanto perché trovo sconcertante il modo con cui il problema viene affrontato.
Pippo ne parla oggi, facendo considerazioni condivisibili.
Io proverei ad andare oltre.
Il Movimento 5 stelle pone questioni per lo più sacrosante: open government, partecipazione, legalità, lotta alla corruzione, green economy, programmi di innovazione tecnologica. Certo, lo fanno in modo discutibile, becero, populista. Lo fanno facendo di tutta l'erba un fascio (su alcune cose, come dargli torto). Lo fanno fingendo di non essere un partito e di avere democrazia all'interno del Movimento.
Piace, soprattutto ai giovani, perché parla il linguaggio del suo tempo, offre la speranza di fare dell'Italia un paese pulito, rispecchia le esigenze di chi per troppo tempo ha visto la politica avvinghiarsi a sé stessa (e alle poltrone), è un'esperienza che sta prendendo piede in tutta Europa.
Io credo che il punto sia proprio questo. Smettiamola di avere paura del Movimento 5 stelle. E' populista? sì. E' un movimento leaderistico. Certo. Pone questioni che ci dovrebbero stare a cuore? Io penso proprio di sì.
Allora scendiamo in campo, sfidiamolo nel merito delle questioni, facciamo nostre alcune di quelle battaglie sacrosante, dimostriamo, insomma, di avere a cuore il bene comune più che le poltrone.
Il rischio, altrimenti, è che il Pd finisca come il Titanic, affondato da un'iceberg di cui è riuscito a vedere solamente la punta, ma che in realtà da anni cresce sotto il pelo dell'acqua, molto più grande di quanto qualcuno sia riuscito ad immaginare.
La via è quella del ricambio, perché qualcuno, inesorabilmente, continua a guardare la mappa al contrario, portandoci inesorabilmente verso lo schianto.