mercoledì 28 novembre 2012

CARDINAL SCOLA: UN PO' SI', UN PO' NO

Ieri il cardinal Scola ha diramato alcune "istruzioni per l'uso" per le imminenti campagne elettorali.
Provo ad analizzare alcune parti del testo, che prendo dal sito della Diocesi, e provo a dire cosa penso da cattolico impegnato in politica.
Come spiega Papa Benedetto XVI nell’enciclica Caritas in Veritate, «la Chiesa non pretende minimamente d’intromettersi nella politica degli Stati. Ha però una missione di verità da compiere, in ogni tempo ed evenienza, per una società a misura dell’uomo, della sua dignità, della sua vocazione» (n. 9).
La premessa da cui parte Scola è questa. Mi pare importante citarla per calarci nella giusta ottica.
Di fronte alla tentazione molto diffusa del disimpegno e del disinteresse sui temi del bene comune e delle scelte che lo realizzano e governano, è necessaria e urgente l’opera educativa delle comunità cristiane affinché solleciti tutti alla partecipazione attiva e responsabile a questi appuntamenti elettorali attraverso: un’adeguata informazione su programmi e candidati, l’esercizio del proprio voto, l’impegno attivo di un numero sempre maggiore di laici cristiani nell’attività amministrativa e politica.
Su questo ho già avuto modo di scrivere su questo blog. La politica ormai da troppo tempo non entra nelle comunità, per paura di dividerle o perché non ci si vuole sporcare le mani. Invece, secondo me, non dovremmo aver paura di discutere, di confrontarci, di pensarla diversamente, anche di dividerci. Dovremmo avere il coraggio di rispettarci, di alzare l'asticella del dibattito, di aspirare ad un confronto approfondito, di sposare uno stile sobrio. Sarebbero i primi passi per creare un clima politico che ci aiuti a conciliare una volta di più cielo e terra.
Un clima di fiducia sarà realizzabile se insieme si lavorerà per salvaguardare dall’erosione dell’individualismo le questioni etiche rilevanti, promuovendo i valori ispirati alla retta ragione e al Vangelo. Per questo i cattolici faranno riferimento ai principi irrinunciabili dell’insegnamento del Magistero della Chiesa sulla famiglia, aperta alla vita, fondata sul matrimonio tra un uomo e una donna, sul rispetto per la vita dal suo concepimento al termine naturale, sulla libertà religiosa, sul diritto alla libertà di educazione dei genitori per i propri figli, sulla tutela sociale dei minori e delle vittime delle moderne forme di schiavitù, sullo sviluppo di un’economia che sia al servizio della persona e del bene comune, sulla giustizia sociale, sul ruolo da riconoscere ai principi di solidarietà e di sussidiarietà, sulla pace come valore supremo a cui tendere.
Qui c'è, giustamente, un super compendio della dottrina sociale della Chiesa ad oggi. La colpa non è di Scola (forse si poteva citare prima la giustizia sociale e poi i temi etici, ma capisco sia questione di gusti e priorità legate alle proprie sensibilità). Il problema è una Dottrina Sociale della Chiesa secondo me ferma al palo, incapace di parlare al presente (e ai presenti, nel senso dei giovani) e tanto meno del futuro. Ne ho scritto diffusamente. E' ora si smetterla di fare le battaglie contro il riconoscimento dei diritti per alcuni, è ora di battersi per il riconoscimento dei nostri diritti. Se daremo diritti agli omosessuali, per dirne una, forse poi più facilmente potremo legittimamente pretendere sostegno al reddito per le giovani coppie con figli.
Dai cattolici in particolare ci si attende l’impegno per rafforzare la credibilità di un impegno speso al servizio della politica: siano esemplari per rigore morale, attenzione alla gente, spirito di servizio, professionalità, capacità non solo di rifiutare ogni forma di corruzione ma anche di anteporre il bene comune ai propri anche legittimi interessi di parte.
Ecco, forse questo andava detto qualche anno fa. Quando tutti sapevano del bunga bunga e nessuno ha osato aprire bocca, perché comunque si tutelavano i Family day.
Si vigili per evitare che le attività pastorali vengano strumentalizzate a fini elettorali: durante questo periodo, è prudente non programmare iniziative che coinvolgano persone candidate o già impegnate a livello politico.
Ecco, questo è profondamente sbagliato e contraddittorio. Bisognerebbe incentivare confronti fra candidati, incontri, momenti di riflessione comune. Se no come si fa ad incentivare la partecipazione? Torniamo a parlare di politica nelle nostre comunità. 
Ogni persona che riveste e mantiene compiti o ruoli di responsabilità nelle istituzioni e negli organismi ecclesiali è invitata ad astenersi rigorosamente da ogni coinvolgimento elettorale con qualsiasi schieramento politico.
Questo mi sembra molto sensato e corretto.

In generale non mi sembra una lettera così terribile, anche se, evidentemente, non condivido alcuni passaggi. Credo però che nella situazione in cui ci ritroviamo oggi la Chiesa abbia una grande responsabilità e per essere all'altezza di questo compito servirebbe maggior coraggio e maggior coinvolgimento. Che non significa necessariamente doversi schierare, anzi. Significa aiutare tutti noi a ridare dignità alla parola politica, riconsegnando alle nostre comunità il senso del servizio al bene comune come aspirazione alla miglior conciliazione possibile fra cielo e terra.