Penso, dal profondo del cuore che si tratti della dimostrazione della natura fortemente ideologica di qualunque atto sull’università di questo ministro, di questo governo, di una larga parte della classe dirigente italiana.Penso che ponga in modo sintetico ed esaustivo la questione delle questioni, affinchè la cultura in Italia sopravviva.
Non fate caso al fatto che si parli di scienze della comunicazione, ma delle parole che vengono dopo, da cui si evince che una laurea è utile se serve a trovare lavoro. Cioè il sapere è utile solo e soltanto se è strumentale al trovare lavoro.
A qualcuno viene ancora in mente che il sapere fa trovare lavoro perché è una qualità in sé? Di cui le nostre società hanno bisogno più che mai? E che semmai occorre chiedersi com’è stato possibile che il sapere sia stato trasformato in una cosa inutile a meno che non sia nobilitato dal fatto che qualcuno ti assume? Il che vuol dire che abbiamo lasciato che un mercato cieco e miope, dove certo non sono mica tutti geni, decidesse di cosa bisognava o non bisognava insegnare?
Ultima cosa, dottoressa (?) Gelmini, attendiamo ancora la pubblicazione dei suoi voti universitari, si ricorda?