giovedì 23 febbraio 2012

COPPIE DI FATTO E FAMIGLIA

In generale, nella mia vita, non sono mai stato contrario al concedere a qualcuno un diritto. Le società civili, se si ritengono tali, devono essere il più possibili accoglienti e rispettose degli stili di vita di ciascuno, se questi non diventano nocivi per la società stessa.
Sono anche uno di quei credenti che pensa che non sia attraverso le leggi che passa il Vangelo (anzi, credo sia profondamente controproducente). La testimonianza, come sta scritto in tutte le salse nelle scritture, è il solo strumento efficace per far comprendere la bellezza del credere in Dio e in Gesù Cristo.
Detto questo, trovo le polemiche legate al registro delle coppie di fatto da una parte tristi, dall'altra sterili.
E' evidente che il registro sia un simbolo e che non si risolverà il problema delle coppie di fatto (omosessuali e non) istituendolo, ed è anche per questo che non vedo quale possa essere il problema se alcuni cittadini acquisiscono dei diritti.
Il problema vero, secondo me, è la completa carenza di politiche a favore della famiglia.
Non è possibile che in questo paese debbano essere fatte solo battaglie contro qualcosa e non a favore.
Non si può fare una battaglia contro l'acquisizioni di alcuni diritti, bisogna farla per affermare la validità dell'impianto sociale che mette la famiglia al centro, che sia riconosciuta come elemento stabilizzante e costituente dello Stato. 
E' nella famiglia che nascono figli, che si educano. E' la famiglia il nucleo fondamentale grazie al quale si riesce ad avere ammortizzatori sociali non statali (aiuti fra mamme e figli, fratello e sorella, nipoti e nonni).
E' grazie alla natalità che una società può contare su forze fresche, su nuove energie, sulla crescita economica e del benessere.
Allora smettiamola di fare le battaglie contro l'acquisizioni di diritti di alcuni e cominciamo tutti a promuovere politiche per i bambini, per le donne, affinché fare famiglia sia più semplice e meno complicato, più conveniente e meno pericoloso.
Questo non vuol dire che alcuni provvedimenti non possano essere rivolti a tutti quelli che si trovano in difficoltà, e dovrebbero essere anzi le famiglie, in quanto presidi di solidarietà, ad essere promotrici di provvedimenti come il fondo anti crisi.
In sostanza, diritti per tutti, ciascuno sceglierà cosa è meglio per sé, ma lo Stato dia un indirizzo in termini di aiuti economici e sociali. Se non ci si vuole sposare si accettino anche i minus che derivano da una scelta di questo tipo.