martedì 21 agosto 2012

TRE GENERAZIONI

E' un bollettino di guerra quello diramato da Confindustria prima di Ferragosto. Lo dico da tempo, lo sfruttamento ignobile dei lavoratori, in larga parte giovani, in larga parte laureati, è una delle battaglie imprescindibili che andranno fatte.
Qualche dato:
  • calo delle assunzioni a tempo indeterminato: solo il 35,1% del totale del 2011 
  • aumento delle assunzioni con contratto a termine (a tempo determinato, di inserimento, di apprendistato): 64,9%1, ma scendono le probabilità di stabilizzazione
  • 304 mila persone con un titolo di laurea e post laurea in cerca di lavoro. Su base annua il rialzo è del 41,4%. E la maggior parte sono donne (185 mila).
A questi dati che sono già tragici dobbiamo aggiungere le migliaia di persone assunte con contratti a progetto o stage gratuiti o mal pagati, che vivono una condizione non tollerabile per chi esige non solo una società più giusta, ma anche competitiva e che miri a crescere.

E la retorica del lasciare questo Paese al suo destino, del giovane che deve fare esperienza all'estero, è stucchevole almeno come chi, per la maggior parte ex rivoluzionari sessantottini, la porta avanti da qualche anno. Certo è utile andar via e fare esperienza, ma dovrebbe essere una scelta, non una necessità per sviluppare le proprie competenze.
C'è chi, oggi, ha scelto di restare in Italia per cambiare le cose, facendo anche qualche sacrificio personale  per permettere a chi verrà dopo di noi di poter scegliere.
Poter scegliere di restare in un Paese all'altezza delle nostre aspettative e dei nostri sogni. Questa, per me, è la madre di tutte le battaglie. Tutti, soprattutto quelli nati dopo il 1970, devono lavorare ed essere retribuiti dignitosamente, con tutte le protezioni sociali del caso.
Non si tratta più di una generazione, quella famosa dei trenta quarantenni. Ci sono anche quelli nati dopo il 1980. E se non si farà nulla, verranno travolti anche quelli nati dopo il 1990, che, nel frattempo, hanno venti e passa anni.
L'anno prossimo proverò a raccontare qualche storia. Per dar voce a chi, in questo Paese, non conta nulla, nonostante sia l'unica possibilità di salvezza.