La puntata di Polifemo di questa settimana. Abbiamo sperimentato per la prima volta le telefonata in diretta con due graditissimi ospiti: Giuseppe Civati e lo scrittore Raul Montanari.
Si è parlato di elezioni e campagna elettorale, di educazione e letteratura, di giovani e di politica, di pifferai e casalinghe che diventano Ministri dell'economia.
giovedì 17 gennaio 2013
LA CAMPAGNA ELETTORALE
Inizia la campagna elettorale.
Per molti di voi potrebbe significare solo una gran quantità di cartelloni pubblicitari sulle strade, quasi tutti bruttini, e una gran quantità di politici che, più del solito, si riversano negli studi televisivi. Forse, chi si interessa minimamente, cercherà di leggere qualche giornale in più. Probabilmente anche su internet vedremo dei bei faccioni comparire che ci invitano a votare questo o quello.
Fatemi dire però che per chi fa politica, intesa come militanza, l'inizio della campagna elettorale significa altro.
Vuol dire prepararsi ai volantinaggi al mercato, cercando di convincere persone giustamente incazzate che no, non sono tutti uguali, e che forse vale la pena utilizzare quella benedetta matita per dare il proprio voto.
Vuol dire fare riunioni di sera per preparare i turni, organizzare gli incontri, pianificare le cose da fare, rinunciando ad uscire con gli amici o a riposarsi dopo una giornata di lavoro, di solito facendo incazzare mogli, mariti, fidanzate, fidanzati, amici e amiche, che si spera sopportino tutto questo.
Vuol dire guardare tutti i programmi che parlano di politica, senza perdersene uno, leggere tutti gli articoli del giorno, per capire come vanno le cose, difendere sui social network le tue ragioni in conversazioni che sfinirebbero chiunque, soffrire appena si vede un sondaggio che ti fa scendere dello 0,1%, nonostante il fatto continui a dire che dei sondaggi non ti importa nulla.
Vuol dire condividere con le persone che hai al tuo fianco e che come te sono affette dal virus della politica giorni e settimane intense, scoprendo magari qualcosa in più sul loro conto e sentendoti parte di una stessa comunità, nonostante tutto.
Vuol dire metterci il cuore e la faccia, vuol dire fare politica con passione, vuol dire sentire la tensione che sale fino al 24 e 25 febbraio, giorni in cui molti di noi sono impegnati come rappresentanti di lista, sempre pronti per un sorriso nonostante l'agitazione, vuol dire correre al circolo per seguire i risultati con il cuore in gola, vuol dire esplodere di gioia o tornare a casa sconfitti.
Questo, per noi, significa fare campagna elettorale.Credere veramente in quello che si fa. Credere ancora intensamente e con tutte le nostre forze nella bellezza e nella forza straordinaria della politica.
Per molti di voi potrebbe significare solo una gran quantità di cartelloni pubblicitari sulle strade, quasi tutti bruttini, e una gran quantità di politici che, più del solito, si riversano negli studi televisivi. Forse, chi si interessa minimamente, cercherà di leggere qualche giornale in più. Probabilmente anche su internet vedremo dei bei faccioni comparire che ci invitano a votare questo o quello.
Fatemi dire però che per chi fa politica, intesa come militanza, l'inizio della campagna elettorale significa altro.
Vuol dire prepararsi ai volantinaggi al mercato, cercando di convincere persone giustamente incazzate che no, non sono tutti uguali, e che forse vale la pena utilizzare quella benedetta matita per dare il proprio voto.
Vuol dire fare riunioni di sera per preparare i turni, organizzare gli incontri, pianificare le cose da fare, rinunciando ad uscire con gli amici o a riposarsi dopo una giornata di lavoro, di solito facendo incazzare mogli, mariti, fidanzate, fidanzati, amici e amiche, che si spera sopportino tutto questo.
Vuol dire guardare tutti i programmi che parlano di politica, senza perdersene uno, leggere tutti gli articoli del giorno, per capire come vanno le cose, difendere sui social network le tue ragioni in conversazioni che sfinirebbero chiunque, soffrire appena si vede un sondaggio che ti fa scendere dello 0,1%, nonostante il fatto continui a dire che dei sondaggi non ti importa nulla.
Vuol dire condividere con le persone che hai al tuo fianco e che come te sono affette dal virus della politica giorni e settimane intense, scoprendo magari qualcosa in più sul loro conto e sentendoti parte di una stessa comunità, nonostante tutto.
Vuol dire metterci il cuore e la faccia, vuol dire fare politica con passione, vuol dire sentire la tensione che sale fino al 24 e 25 febbraio, giorni in cui molti di noi sono impegnati come rappresentanti di lista, sempre pronti per un sorriso nonostante l'agitazione, vuol dire correre al circolo per seguire i risultati con il cuore in gola, vuol dire esplodere di gioia o tornare a casa sconfitti.
Questo, per noi, significa fare campagna elettorale.Credere veramente in quello che si fa. Credere ancora intensamente e con tutte le nostre forze nella bellezza e nella forza straordinaria della politica.
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