martedì 13 dicembre 2011

NUOVA LINFA E UN'AGENDA (DIGITALE) FITTISSIMA

Pippo individua due possibilità. Perchè la politica sembra essersi persa per strada, ma servirebbe mai come ora, se fosse in grado di alimentarsi con una nuova linfa senza guardarsi e rimenarsi continuamente l'ombelico.
Oppure, ed è la seconda soluzione, tentare il colpo di testa, la soluzione nuova. La ripartenza. Il gesto, anche. Dire che cosa faremmo noi in più rispetto a quello che è stato fatto. Quali sono le infrastrutture che abbiamo in mente, estrarre dallo zainetto l’agenda digitale, descrivere i nostri progetti sulla tracciabilità e sul contrasto dell’evasione, convocare quella benedetta assise sulla corruzione che Rodotà propose vent’anni fa, trasformare il Paese più arretrato e conservatore tra quelli più ricchi nel Paese dell’innovazione. Parlare di suolo e di paesaggio. Dare alla politica un tempo e una misura. Ritrovare il concetto di rappresentanza, che giace esausto sotto il Porcellum da troppi anni. Rivolgerci ai giovani, che si meritano di più e che devono poter cambiare le proprie condizioni di partenza.

QUALCUNO ME LO DICE?

Pensavo che mi sta bene, in un periodo come questo, che mi prendano soldi dal conto corrente, mi facciano lavorare fino a 70 anni e si concentrino molto sui pensionati e poco sui giovani.
Però, ad un certo punto, vorrei sapere questi soldi dove vanno e a cosa servano. Perché sarò asino io, ma non l'ho ancora capito.

SMETTERE DI SENTIRSI DIRE COME FARE LE COSE

Elia risponde a Fassina con precisione e chiarezza:
I problemi dei giovani e del lavoro, di noi giovani, non sono trendy e non sono cool e chi se ne preoccupa non va schernito. Sono i problemi di una generazione che, diversamente dalla tua, non può permettersi di giocare a fare la generazione rivoluzionaria con i soldi di mamma e papa`. Di una generazione che, diversamente dalla tua, non andrà in pensione a 67 anni, ma a 75, se mai ci arriverà, alla pensione. Di una generazione che si e` stufata di sentirsi dire da altri, come devono essere fatte le cose, secondo paradigmi che non solo non ci piacciono, ma evidentemente neanche ci interessano.
Qui il resto.