lunedì 4 marzo 2013

I LEGHISTI NON SONO IGNORANTI

Parto dal rispetto che si deve all'elettorato. E a scappare, a gambe levate, da un certo salottismo degli ottimati di sinistra che, ovviamente senza dirlo, allude ad una superiorità morale e culturale della sinistra.
Parto dalla colpa di aver fatto dell'antiberlusconismo militante il primo punto del nostro programma, o almeno così è parso. E, in una società come quella di oggi, nel bene e nel male, l'apparenza mediatica è molto più importante di cento programmi approfonditi messi su un sito.
Parto dall'aver pensato che fosse più importante salvaguardare la moralità delle istituzioni più che valorizzare le tante esperienze dell'amministrare che riusciamo a mettere in campo in tanti comuni. Alla gente, per fortuna, interessa più come pagare la bolletta.
Parto dallo snobismo dedicato ai temi della comunicazione e alla retorica del "non parliamo alla pancia delle persone".
Parto dal fatto che, nonostante qualche passo in avanti fatto con le primarie e ad una ruota che, forse troppo tardi, è girata, siamo avvertiti come forza conservatrice e non come forza riformatrice.
Parto dal fatto che siamo oberati di riunioni, discussioni, incontri, interni al Pd. In cui siamo sempre gli stessi.
Parto dal fatto che non esiste più un partito che in sé riassume la società. E dal fatto che dobbiamo avere la forza di discutere di meno a aprirci di più.
Parto dal fatto che certamente il M5s non è una risposta alle esigenze di questo paese. E dal fatto che la responsabilità deve essere necessariamente coniugata ad una spinta di rinnovamento forte.
Parto dal fatto che faccio parte, orgogliosamente, della comunità del Pd e dal fatto che serve maggior coraggio.
Parto dal fatto che il mondo corre, e non è questione di inseguirlo nei suoi lati peggiori, ma nemmeno di far finta che alcuni cambiamenti non debbano riguardare anche noi.
Parto dal fatto che il Segretario è una brava persona, capace, competente ed onesta. E dal fatto che questo non è bastato, anche e soprattutto per colpa nostra.
Parto dal fatto che abbiamo di fronte sfide immani. E che adesso è tempo di uscire dalla pancia del gruppo, dove non facevamo fatica perché stavamo in scia, per beccarci il vento in faccia, strappando, scattando, voltandoci indietro per capire chi ci segue. Provando ad andare in fuga. Magari rischiando di non avere la gamba. Magari rischiando di saltare a pochi km dall'arrivo. Rialzandoci sui pedali ogni volta che ne avremo la forza. E' l'unico modo che abbiamo di salvare noi stessi. E la democrazia nel nostro Paese. Perché la responsabilità ha senso se questo giro lo vinciamo. Se restiamo nel gruppo non servirà a nulla. Saremo solo un partito fra tanti. Rinunciando alla nostra essenza. Rinunciando alle ambizioni che il nostro Pd aveva quando è nato.
Adesso insultatemi pure.