Con questa frase il Presidente Obama ha voluto inaugurare i suoi four more years.
Nel 2008 il suo yes, we can è stato uno dei motivi per cui ho scelto di provare a fare politica attivamente. C'era una possibilità di invertire la rotta, di ribaltare il tavolo, di far saltare il banco. Oggi quell'idealismo ha dovuto fare i conti con la fatica del governo, con la concretezza e la complessità della realtà, con le mille resistenze che si incontrano ogni volta che si prova a creare futuro anziché aspettarlo al varco.
Oggi Obama ha la possibilità di continuare a cambiare l'America, spinto da quelle minoranze cui ha provato a dar voce: giovani, donne, immigrati, che con lui credono che scuola, innovazione e uguaglianza siano gli ingredienti migliori per la ricetta che ci può portar fuori dalla crisi.
Anche noi, dalla nostra piccola Italia proviamo a mettercela tutta. A lavorare per il bene comune e a lottare contro le ingiustizie, a dar voce ai giovani e a credere che l'unica prospettiva possibile siano gli Stati Uniti d'Europa, a immaginare un futuro in cui scuola, cultura e innovazione non siano obiettivi di tagli senza senso e in cui il punto di vista da tenere è quello che tiene insieme la tutela del merito e l'attenzione per la persona in difficoltà. E nonostante ci siano sere in cui ti domandi se tutto questo abbia un senso, se tutto questo tempo impegnato dia frutti, se la politica sia ancora in grado di dare risposte all'altezza delle sfide che la attendono, quello che ti fa andare avanti è sempre quell'ottimismo misto a un incomprensibile (per chi ti sta intorno) idealismo che ti fa dire semplicemente una cosa: the best is yet to come.
Nel 2008 il suo yes, we can è stato uno dei motivi per cui ho scelto di provare a fare politica attivamente. C'era una possibilità di invertire la rotta, di ribaltare il tavolo, di far saltare il banco. Oggi quell'idealismo ha dovuto fare i conti con la fatica del governo, con la concretezza e la complessità della realtà, con le mille resistenze che si incontrano ogni volta che si prova a creare futuro anziché aspettarlo al varco.
Oggi Obama ha la possibilità di continuare a cambiare l'America, spinto da quelle minoranze cui ha provato a dar voce: giovani, donne, immigrati, che con lui credono che scuola, innovazione e uguaglianza siano gli ingredienti migliori per la ricetta che ci può portar fuori dalla crisi.
Anche noi, dalla nostra piccola Italia proviamo a mettercela tutta. A lavorare per il bene comune e a lottare contro le ingiustizie, a dar voce ai giovani e a credere che l'unica prospettiva possibile siano gli Stati Uniti d'Europa, a immaginare un futuro in cui scuola, cultura e innovazione non siano obiettivi di tagli senza senso e in cui il punto di vista da tenere è quello che tiene insieme la tutela del merito e l'attenzione per la persona in difficoltà. E nonostante ci siano sere in cui ti domandi se tutto questo abbia un senso, se tutto questo tempo impegnato dia frutti, se la politica sia ancora in grado di dare risposte all'altezza delle sfide che la attendono, quello che ti fa andare avanti è sempre quell'ottimismo misto a un incomprensibile (per chi ti sta intorno) idealismo che ti fa dire semplicemente una cosa: the best is yet to come.