E' da giorni che ragiono sul senso della parola compromesso. Sulla sua incredibile duttilità. Uno strumento in mano agli uomini e alle donne che fanno politica che può far nascere cose straordinarie come la Costituzione o impasse pericolose come quella cui stiamo assistendo in queste ore.
C'è il M5S che pare fare del non ascolto, della non collaborazione e della non analisi della situazione una cifra stilistica e politica. Il rifiuto completo del compromesso. Anche se alto. Anche se convergente verso quello che hanno scritto nel loro non programma. Anche se sarebbe nelle condizione di cambiare questo Paese. E se onestamente non mi stupisce che ritengono di non poter dare la fiducia nel Pd, perché in fondo non abbiamo dimostrato granché in questi anni dal loro punto di vista, mi stupisce invece il fatto che hanno davanti a loro, come "compagni di banco", la visione plastica di un Partito in movimento, che ha utilizzato le primarie per portare alle Camere 2/3 di neo-eletti, per età e per necessità calati nella loro stessa quotidianità. Mi stupisce il fatto che non possa sfiorar loro il dubbio che, forse, qualcosa di buono si possa fare. Dando fiducia non a D'Alema, ma ad una nuova generazione che già ha prodotto risultati significativi con l'elezione di Grasso e della Boldrini.
C'è il Pdl, pronto a portare il compromesso ai suoi livelli più infimi, dove lo scambio di poltrone si sostituisce alla discussione sul merito dei temi e delle questioni, dove l'imposizione di interessi personali impedisce lo scambio fondamentale relativo ai modi diversi di rispondere alle istanze presenti nella società, impedendo di perseguire il bene comune.
C'è il Pd, che fra mille difficoltà intestine porta avanti un progetto in otto punti, in cui mi riconosco, arrivato troppo tardi e dopo aver preso un tir in piena faccia. E' proprio in questo Pd che credo sia arrivato il momento di smetterla con i compromessi al ribasso, con le invidie e le canne d'organo, con il non rispetto delle regole che ci diamo come comunità e la chiusura a riccio nei confronti di una società che ha sempre più sete di politica, paradossalmente. Ecco. E' arrivata l'ora del nessun compromesso di questo genere. E' arrivata l'ora di prenderci cura della nostra generazione, della quale ascoltiamo giorno dopo giorni grida di insofferenza e difficoltà, senza guardare più in faccia nessuno. E' giunta l'ora del compromesso alto, fra chi desidera rispondere a queste istanze, anche in modo diverso, e chi invece continua a rivolgere lo sguardo indietro. E' giunta l'ora di fare squadra, di mettere da parte i personalismi per buttare testa e cuore oltre l'ostacolo. Con un po' di buonsenso e coraggio ce la potremmo fare. Ritrovandoci, credo, a raggiungere risultati che forse non immaginiamo. Basterebbe poco. Anzi. Pochissimo.
Basterebbe tirare l'elastico rappresentato da questa strana parola, compromesso, ribaltando la prospettiva ed utilizzando lo strumento per quello che è: la straordinaria possibilità di ascoltare cosa ha da dirti l'altro arrivando ad una posizione comune nell'interesse di una generazione e di un Paese intero.
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