lunedì 10 gennaio 2011

LAVORO E GIOVANI, QUALCHE CONSIDERAZIONE

Il tasso di disoccupazione giovanile è intorno al 25% da qualche tempo.
Repubblica si interroga dopo l'intervento del ministro Sacconi, che pensa che i giovani dovrebbero accettare qualsiasi lavoro gli venga offerto, sulla veridicità di questa affermazione, ponendo la questione anche alle aziende.
Io penso che non sia possibile nè giusto accettare qualsiasi lavoro, a meno che, ovviamente, non si abbia bisogno di soldi.
Non è giusto che si sviluppino competenze con molta fatica, in anni di studio, con investimenti (non solo economici) fatti dalle famiglie e dai giovani stessi (con rinunce anche pesanti), e che poi queste competenze non vengano riconosciute all'interno del mercato del lavoro e da un ministro delle Repubblica.
Questo non vuol dire che un neolaureato debba essere subito inserito nel posto di lavoro dei suoi sogni, ma nemmeno che chi ha studiato per contribuire allo sviluppo (qualsiasi esso sia) di una disciplina, debba essere sottopagato, sfruttato, frustrato, da posti di lavoro che non riconoscono quanto investito nella sua vita.
Le offerte di lavoro di questi tempi riguardano sono il settore del commercio, con contratti a provigione o a progetto (o entrambi) che spesso non consentono sicurezze economiche, e che fanno gravare sul lavoratore la maggior parte dei costi, costringendolo in più ad una continua insicurezza lavorativa ed economica.
Forse sarebbe il caso di domandarsi come risolvere la questione, al posto di invitare i neolaureati a lavorare nei call center o come procacciatori di finanziamenti per chi non se li può permettere.

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