Tante le parti da cui sono stato colpito, ne cito qui due alle quali mi sono affezionato in modo particolare (perché alle parole che ci toccano nel profondo possiamo anche affezionarci):
Si deve lasciare spazio al Signore, non alle nostre certezze; bisogna essere umili. L’incertezza si ha in ogni vero discernimento che è aperto alla conferma della consolazione spirituale
(...)
Invece di essere solo una Chiesa che accoglie e che riceve tenendo le porte aperte, cerchiamo pure di essere una Chiesa che trova nuove strade, che è capace di uscire da se stessa e andare verso chi non la frequenta, chi se n’è andato o è indifferente. Chi se n’è andato, a volte lo ha fatto per ragioni che, se ben comprese e valutate, possono portare a un ritorno. Ma ci vuole audacia, coraggioEcco. Umiltà e coraggio. Lo scrivo qui e provo anche a portarmele dentro. Perché, come ho avuto già modo di scrivere qui un'infinità di volte, l'unico modo per far comprendere la bellezza di credere è farsi testimoni felici della propria fede, senza imporre niente a nessuno. E, almeno per me, umiltà e coraggio sono due parole chiave per poter provare ad essere un testimone migliore di quello che sono stato finora.
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