martedì 4 settembre 2012

LE 12 CESTE DEL CARDINAL MARTINI

Passati i giorni del silenzio davanti al mistero della morte, di fronte al quale bisogna necessariamente fermarsi un momento, vorrei dire anche io due parole sul Cardinal Martini.
Forte è stata l'emozione nel corso della celebrazione dei funerali. Non sono stato uno di quei ragazzi che andava ad ascoltarlo alla scuola della parola, sono troppo giovane. Ho un ricordo sbiadito nel tempo, quando, nel corso di una Messa dell'ACR (azione cattolica ragazzi), consegnò a me e ad altri un'icona raffigurante il brano di Vangelo del miracolo dei pani e dei pesci, che in quell'anno ci avrebbe accompagnato e guidato.
Riguardando indietro, con lo sguardo di oggi, di un ragazzo che le parole del Cardinale è andato a cercarle avidamente nei suoi scritti, quel Vangelo aveva un che di profetico. Perché il Cardinale in questi anni ha saputo prendere per mano una diocesi, una città, un pezzo della sua Chiesa, lasciandoci 12 ceste piene di insegnamenti ancora da meditare, analizzare, sui quali soffermarsi a riflettere.
L'eredità che ci ha lasciato è immensa, ma se ciascuno di noi saprà farsene carico, forse riusciremo a far fruttare questo campo seminato così abbondantemente. Il lascito spirituale e teologico di Carlo Maria Martini  deve essere un punto di partenza, un trampolino di lancio che ci deve portare ad incarnare sempre più i valori del Concilio Vaticano II, di cui ricorre il cinquantesimo anniversario, sempre più dimenticati da una Chiesa in ritardo di 200 anni rispetto alla storia.
La posta in gioco è alta.
C'è una Chiesa che si richiude su sé stessa, convinta delle sue verità inoppugnabili ed una aperta al dialogo ecumenico ed interreligioso.
C'è una Chiesa arroccata sulle posizioni dell'etica e della bioetica ed una che cerca di rispettare anche chi, non avendo fede, o essendo in ricerca spirituale, compie scelte diverse da quelle ortodosse.
C'è una Chiesa che prova a sfidare la contemporaneità e una Chiesa che si allontana dalle sfide moderne, rifugiandosi in meccanismi e giustificazioni anacronistiche.
C'è una Chiesa che prova a trasmettere la gioia del credere, dell'amore per il prossimo, ed una che ha come principale obiettivo quello di far emergere dogmi, regole, negazioni, che pure sono importanti, ma non possono rappresentare l'interezza della fede.
C'è una Chiesa che con il Concilio Vaticano II ha abbracciato la storia ed una che prova a nascondere e abbandonare quella straordinaria prova delle presenza dello Spirito Santo fra noi.
C'è una Chiesa che abbraccia gay e divorziati, una che li emargina e li abbandona.
C'è una Chiesa che discute di sessualità con pudore e senza remore, ed una che la vive ancora con senso di colpa.
C'è una Chiesa che spera nell'abolizione del celibato dei preti, nell'istituzione del sacerdozio per le donne, ed una che sceglie la strada del Medioevo.
C'è una Chiesa che cerca con fatica di parlare a tutti i giovani, una che si tiene stretti quei pochi che ha, senza grandi aspirazioni, rinunciando alla sua missione evangelica.
C'è una Chiesa dei giochi di potere, dello Ior, di vicende in cui la verità è offuscata e una che chiede a gran voce trasparenza, semplicità, povertà.
C'è una Chiesa che ha paura di mettersi in discussione, di riaprire discussioni, di riaffrontare problemi e precetti, una che vede in questa sfida l'unica possibilità per riscoprire il senso ultimo del Vangelo.
Ecco. Il Cardinal Martini ha tracciato alcuni di questi sentieri, percorrendoli fin dove ha potuto e fin dove la sua grande conoscenza della Scrittura lo ha portato.
Non ci resta che proseguire il cammino che ha tracciato, prendendo in spalla le 12 ceste che ci ha lasciato, facendo nostro il suo motto: pro veritate adversa diligere.

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