- I parlamentari siano scelti dagli iscritti e dagli elettori. Metà dai primi, metà dagli altri. Perché gli iscritti abbiano il diritto e il dovere di concorrere alla indicazione di chi assume responsabilità politiche e istituzionali, in una fase in cui qualcuno dice che i partiti non hanno più alcun senso. E gli elettori facciano il resto, in una logica di partito aperto. Aggiungiamo anche: nessuna deroga, se non per Segretario e Presidente del partito, e limite dei 3 mandati, conteggiando anche quelli da Consigliere regionale.
- Si lancino, da subito, i “Comitati per l’Italia”, come luoghi politici aperti in cui discutere del Paese che vogliamo e da Settembre a Novembre si facciano i Caucus del programma, territorio per territorio: grandi assemblee di cittadini che si esprimono su 3 grandi pilastri: idea di Europa, crisi economica e sociale, riforma della politica. La linea deve essere decisa insieme agli elettori, a partire da alcune buone idee che il Pd ha prodotto in questi anni.
- La squadra delle prossime politiche non deve assomigliare, nemmeno in controluce, a quella del 1996 o del 2006. Non esiste una leadership di per sé più innovativa di altre ma solo in relazione alle scelte. Quella di una squadra totalmente rinnovata è una condizione imprescindibile. In questo modo se il Segretario decide di fare il grande passo la sua candidatura non partirà azzoppata e il partito potrà presentarsi con le carte in regola per assumere il ruolo di ricostruttore del paese. Che altrimenti gli italiani affideranno ad altri.
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