Meroledì 18 aprile, dalle 14.30 alle 16, si è tenuta la Commissione Ambiente del Comune di Milano, convocata per discutere della situazione legata al Seveso.
Presenti all'incontro l'ingegner Brown di MM, gli Assessori Granelli e Maran, il Presidente della Commissione Monguzzi e i Commissari.
Dico subito che la situazione è estremamente intricata.
L'ingegner Brown ha presentato lo studio commissionato a MM da Regione Lombardia per il tratto che va da Palazzolo fino a Niguarda (complementare a quello fatto da AIPO per il tratto che va dalla sorgente a Palazzolo), studio che, a dirla tutta, è quello che già da un anno abbiamo avuto modo di studiare, discutere, criticare (costo complessivo 140 milioni, 50 dopo Palazzolo e 90 dopo, vasca di Senago inclusa).
In sostanza, se nel tratto a monte sono previste molte vasche di laminazione, la più grande da costruire a Senago, anche Milano deve fare la sua parte: vengono individuate nello studio tre ulteriori vasche, una da costruirsi a Paderno Dugnano, una all'interno della struttura che ospita il depuratore per il nord Milano della IANOMI, una all'interno del Parco Nord.
Prima che ci sia l'assalto alla diligenza, tutti ieri si sono detti contrari a quest'ultima vasca, perché intaccherebbe il Parco. Per dirla il più chiaramente possibile: prevista dai tecnici, bocciata dai politici (e dal Parco Nord stesso).
A margine dell'incontro l'ingegner Brown mi ha riferito che non ci sono altre localizzazioni per questa vasca, che lui ritiene fondamentale. Sempre a quanto dice lui ci ritroviamo nella situazione tipo: o la vasca al Parco o le esondazioni.
Al termine dell'intervento di MM è stata la volta dell'Assessore Maran.
Il ragionamento fatto dal Comune è semplice: le responsabilità rispetto la realizzazione di infrastrutture per risolvere il problema è della Regione e della Provincia, in quanto il Seveso, nel suo percorso, attraversa Lecco, Como, Monza e Milano. Tutti i tecnici sostengono che l'epicentro dell'intervento sia la vasca di laminazione a Senago, per questo motivo l'unica possibilità per facilitare l'avvio delle opere da parte del Comune di Milano è accantonare 30 milioni di euro per gli interventi da realizzare fuori dai confini della nostra città, per evitare che la scarsità di risorse diventi un alibi per non muovere niente. Niguarda non può più essere una vasca di laminazione "naturale".
Per quanto riguarda l'assessore Granelli ha ribadito la modifica del piano d'emergenza, modifica che anticipando le misure messe in campo ha evitato alcune possibili esondazioni in questi mesi. E' evidente che fin quando non ci saranno interventi strutturali il rischio di esondazioni permane.
Il Consigliere Mattia Stanzani ha sottolineato la necessità di pulire i tratti tombinati per sgomberare da possibili otturazioni.
Il Comitato Seveso ha ribadito la necessità di alzare la voce con le altre istituzioni affinché si giunga al più presto ad una fase operativa (di studi ne sono già stati fatti fin troppi), chiedendo che venga rispettato il contratto di fiume secondo il quale bisognerebbe procedere innanzitutto alla depurazione dell'acqua, per renderla utilizzabile e quindi più semplice da gestire o scolmare in fase di esondazione.
Per quanto riguarda il Consiglio di Zona, che nella seduta era rappresentato dal sottoscritto, abbiamo chiesto innanzitutto che vengano analizzate le polveri del Seveso, per capire cosa respiriamo durante e nei giorni seguenti l'esondazione. Abbiamo espresso anche noi perplessità rispetto alla vasca nel parco Nord, abbiamo chiesto rassicurazioni rispetto alla tenuta della M5 in caso di esondazione, abbiamo avanzato la proposta di cominciare a realizzare la vasca da 80-100 mila m3 d'acqua all'interno della struttura della IANOMI dove la Commissione Ambiente del Consiglio ha già fatto un sopralluogo. Di certo non sarebbe la soluzione definitiva, ma darebbe un segnale alle altre istituzioni coinvolte e ai cittadini.
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