lunedì 7 novembre 2011

E DOPO?

Continua a ronzarmi in mente questa domanda, ineluttabile. E dopo?
Perché dopo (governi istituzionali permettendo) si andrà a votare e, probabilmente, vinceremo anche le elezioni.
Ma come stiamo messi? Perché non c'è più la divisione fra cattolici e progressisti, ma fra progressisti liberali e conservatori post-comunisti. La capacità di intesa e sintesi fra questi due modi di intendere e di volere è fondamentale per la tenuta di questo eventuale governo.
Perché sul lavoro c'è da discutere, perché per molti a sinistra la proposta Ichino - Boeri è una bestemmia.
Perché la lotta contro il consumo di suolo va fatta, oltre che proclamata.
Perché puntare sull'ambiente e sulle rinnovabili non è una cosa da fricchettoni.
Utilizzare il web, puntare sulla banda larga, insieme all'università e la ricerca, non è roba da smanettoni, è roba da 2011, è roba che fa crescere l'Italia.
E la mia preoccupazione è che questa sintesi, che sarebbe già dovuta essere fatta con dieci proposte chiare fatte da Bersani, Vendola e Di Pietro, non la vedo, mannaggia.
E l'atteggiamento contro Renzi da parte di tanti del Pd (per non parlare di Sel e Idv) è un problema grosso come una casa, che va disinnescato. Perché molti dei problemi che hanno posto Pippo e Matteo da Bologna e Firenze rappresentato i problemi di una generazione che fino ad ora è stata dimenticata e sarà obbligatorio prenderli (e prenderla) in considerazione, perché il dopo B. non può essere gestito da chi c'era prima di B., per intenderci.
Facciamolo, ne va delle sorti di un Paese, prima ancora che dell'esistenza di un bel partito come il nostro, riformista, anche nell'immagine.

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