C'è un articolo interessante oggi sul Corriere.
Non ho mai pensato che i cattolici in politica debbano tirare su la bandierina, né che serva un partito dei cattolici che si posizioni al centro, devastando il bipolarismo che abbiamo ora.
Credo, però, che chi crede abbia una grande responsabilità e una grande prospettiva allo stesso tempo: gettare ponti, mediare, unire.
Bisogna farlo secondo due direttrici: nel Pd c'è bisogno di riportare tutti alla realtà delle cose, alla drammaticità della situazione di disuguaglianza sociale nel paese.
E' evidente che sui temi sensibili ci sia una differenza di vedute, come è logico in un partito che prende il 28%, ma non è con quelli che si governa un Paese, non è su quelli che si ricostruisce un tessuto sociale dilaniato da questa crisi.
Sui temi del lavoro, della politica estera, della politica interna, le divisioni sono molte meno ed è con queste cose che si prospetta al paese un futuro migliore. Riprendiamoci le parole merito e uguaglianza, costruiamo su queste un nuovo modello unendo la tradizione cattolica e quella riformista, che, in fondo , hanno al centro la stessa cosa: la difesa del più debole.
L'altra direttrice è quella dell'opposizione.
Riportiamo tutti ad uno stile diverso, non urlato, non sguaiato, rispettoso. Riportiamo tutti all'esigenza di dialogo. L'individuazione del nemico è frutto di una democrazia malata. Va bene, ed è giusto, lo scambio, anche duro, ma nell'interesse dei cittadini e con un rispetto di fondo per le regole del gioco.
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