venerdì 14 gennaio 2011

DARE UNO SPETTACOLO PENOSO E' GRAVE, MA...

Alessandro Gilioli, sul Pd:
Questo Pd rischia di diventare come l’acqua, che assume la forma del recipiente in cui viene messa».
Questa cosa non l’ho detta io – che vengo quotidianamente accusato di essere troppo duro con il Partito democratico. L’ha detta il vicepresidente del Pd, ieri.
Il fatto è che a volte viene il sangue caldo, ed è difficile rimanere pacati.
Proprio perché si ha ben chiaro che il Pd – e solo il Pd- può essere l’architrave di una futura maggioranza che manda a casa la cricca dei La Russa, dei Cicchitto e dei Verdini; proprio perché si sa che nel Pd ci sono eccellenti persone – io ne conosco diverse – e che per quanti errori possa fare non si divorerebbe mai l’anima civile di questo Paese come sta facendo la banda Berlusconi; proprio perché si sa che passa principalmente attraverso il Pd la speranza di ricostruire un patto di cittadinanza decente in questa società lacerata; proprio per tutto questo, ci si arrabbia con una dirigenza che nel giorno in cui la Consulta boccia per l’ennesima volta una legge ad personam – un giorno da accogliere stappando spumante – si rinchiude in una sala a litigare furiosamente, a minacciarsi dimissioni reciproche, a congiurare una corrente contro l’altra.
Che poi a me piacerebbe, avessi tempo, sentire a caso mille o diecimila elettori del Pd per chiedere loro che cos’hanno capito davvero di questo eterno scazzo, su quali imponenti e dirimenti temi litigano tra loro i “modem” e i “franceschiniani”, i bersaniani e i neoulivisti, e tutti gli altri che mi sono perso.
Immagino siano visioni del mondo totalmente incompatibili, visto che per queste divisioni si rischia di lasciare il Paese nelle fauci del Cavaliere per altri cinque o dieci anni.
Eppure, sembra che non se ne accorgano.
No, dico davvero. Per esempio ieri sera, scrollando la mia bacheca di Facebook, ho trovato una nota del deputato lombardo Emanuele Fiano, tutto contento per gli esiti della direzione. Gli ho postato una critica – «ma se vi siete squagliati!», mi ha pure risposto a male parole, ero io che non avevo capito niente, non sapevo «interpretare le notizie».
Poi mi chiedono perché un giorno sì e un giorno anche qui m’incazzo con il partito che ho votato.
Perché dare uno spettacolo penoso è grave, ma non accorgersene neppure è imperdonabile.

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