Caro Matteo,
c'ero a quella prima Leopolda, nel 2010, quella della panchina e dei 5 minuti, quella di Willy il coyote che cattura Beep Beep, quella in cui c'era Civati, quella in cui per la prima volta abbiamo alzato la testa e immaginato la Prossima Italia da protagonisti, quella della rottamazione.
In questo mese, con qualche perplessità, ho scelto di sostenere Pierluigi Bersani. Non per calcolo politico, né per convenienza personale, come qualcuno potrebbe insinuare, ma per motivi che sono immediatamente riconducibili all'intervento che avevo fatto a Firenze nel 2010. Oltre a servizio, che le racchiudeva tutte, erano tre le parole chiave che avevo scelto: passione, concretezza, umiltà.
In questi anni ho continuato a seguirti con attenzione e stima, condividendo le tue battaglie per un rinnovamento politico, anche su questo blog.
Negli ultimi mesi hai lanciato la tua sfida ed è qui, secondo me, che hai commesso qualche errore.
Comincio dai meriti che ti vanno riconosciuti. Sei riuscito a suscitare una forte passione per la politica in molti che non ci credevano più e, fra quei molti, ci sono moltissimi della mia generazione che per la prima volta si sono interessati della "cosa pubblica". Per questo il Pd deve esserti riconoscente. Passione per la politica che è incontestabilmente presente in ogni tuo intervento, passione per la politica che ti ha portato a mettere in campo molti temi che da qualche tempo non entravano nella cosiddetta agenda del nostro partito.
Certamente hai provato ad essere concreto, presentando il tuo programma in modo chiaro (chi dice che è di destra farnetica), con strumenti di comunicazione adatti ai tempi che viviamo, girando per l'Italia, senza mai tirarti indietro.
Come avrai notato ho utilizzato due delle parole che citavo nell'intervento per Prossima Fermata Italia. I problemi, per me, iniziano quando si arriva all'ultima: l'umiltà. Non parlo dell'ambiziosa sfida lanciata per la premiership, legittima e meritevole, né del tuo carattere, né del linguaggio utilizzato nel corso della campagna, coerente con il racconto che hai portato avanti.
La cosa che contesto e che mi ha spinto a stare dall'altra parte è che non sei riuscito a fare squadra con chi ti aveva accompagnato in questi anni, mentre Bersani ha garantito, dal mio punto di vista, proprio questo. Hai lasciato per strada non solo i nomi noti, ma una intera generazione dentro e fuori il partito che aveva intravisto la possibilità di far saltare il banco, portando avanti nuove modalità di sintesi sui temi che più ci stanno a cuore. Me la prendo con te perché eri quello nella condizione di poter fare il capitano del famoso "squadrone", vincendo la partita, ed invece hai scelto di giocare in una squadra fatta a tua immagine e somiglianza, che è riuscita ad arrivare ad un buon risultato, ma, com'era prevedibile, non ha vinto. E non ha vinto perché hai lasciato fuori dalla porta un pezzo di Pd. Quello che sente sulla propria pelle tutti i giorni la necessità di un ricambio generazionale per affrontare al meglio le sfide che ci attendono, ma che comunque al proprio partito vuol bene. Io credo che tu non gliene abbia voluto abbastanza, o ,comunque, non l'abbia dimostrato con la necessaria forza. Perché c'è modo e modo di dire le cose.
Quando bisogna spronare qualcuno cui si vuole bene, qualcuno che deve affrontare una sfida terribile, bisogna capire il momento che sta vivendo per aiutarlo nel migliore dei modi. Se si trova in un momento di difficoltà credo sia inutile aggredirlo facendogli notare gli errori. E' meglio fargli capire con le buone che, nonostante gli errori fatti, può rialzare la testa e vincere la sfida che lo attende.
Tu hai scelto, legittimamente, di alzare la voce e hai creato una situazione in cui la tua vittoria avrebbe, di fatto, messo in crisi l'esistenza del Pd, per ragioni politiche che credo siano sotto gli occhi di tutti. Se avessi avuto il coraggio di confrontarti con altri sareste riusciti a formulare una proposta più forte, più condivisa e altrettanto rivolta al futuro, alzando ulteriormente l'asticella. Probabilmente avreste vinto.
Quel che è fatto è fatto, e con i se e i ma non si scrive la storia.
Passate queste primarie però non passano le battaglie che da anni proviamo a fare insieme.
E allora chiedo a te e a chi ti ha sostenuto di non scappare dal Pd e dalle responsabilità. Perché ci sarà bisogno di te e della proposta politica che rappresenti per governare al meglio delle nostre possibilità questo Paese. E ci sarà bisogno di tutti quelli che hai coinvolto per cambiare questo Pd dalla base.
Perché le cose si cambiano da dentro il partito, iscrivendosi, partecipando alla sua vita politica, scontrandosi con le difficoltà e con chi la pensa diversamente, come qualcuno di noi (nel noi, ovviamente, ci sono anche molti di "voi") fa già da qualche anno. Bello, ma troppo semplice, sarebbe salire sul carro dei Comitati e scendere proprio ora, quando serve tutta la vostra energia e lo straordinario impegno che avete messo in questa campagna per le primarie per provare a cambiare l'Italia e il Partito Democratico. Sporchiamoci le mani tutti insieme, tenerle pulite non servirebbe a nulla.
taglio corto.Il risultato di Matteo è un grande risultato.(poco meno del 40?? Hai in mente su che percentuale poteva contare tra i militanti e il gruppo dirigente? Non sono d'accordo sul percorso tutto interno al partito proprio per questo motivo.Stefano se oggi Bersani e il PD sono forti, come mai da molto tempo (anche se quel 38% calcolati su una base di astensionismo elevatissimo non và considerato)lo deve secondo me al coraggio di Matteo.Ho partecipato ad un incontro pubblico Al Rigoldi con i rappresentanti dei candidati e il clima anti Matteo era da pelle d'oca.Matteo non se ne andrà dal PD e farà benissimo a non accettare premi di consolazione (spero che tenga duro). Un vero partito democratico ha per me una maggioranza e una opposizione.Ancora non ci siamo però stiamo iniziando.Il percorso solo interno non può dare i risultati che servono al PD per salvarsi e ai cittadini per avere delle risposte adeguate al terremoto soppravvenuto.Chiaramente risposte post ideologiche.
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