Non ho scelto io di fare politica. E' la politica che mi ha chiamato da quando ho cominciato ad avere l'età per farlo. Sono cresciuto a pane, telegiornali e grandi discussioni sui massimi sistemi. Dovrei ringraziare la mia famiglia credo, anche se non ne sono tanto sicuro, visto che quando la politica ti si attacca addosso prova a prendersi tutto, e c'è da faticare per salvaguardare una parte del proprio tempo libero e della vita privata.
Ma perché fare tutto questo?
Perché passare da riunione a riunione, da Consiglio di Zona ad assemblea pubblica, dalla lettura dei giornali a quella di saggi che migliorino la conoscenza della realtà che ci circonda?
Perché il mondo di oggi non mi piace. E' troppo a misura di portafoglio e troppo poco a misura d'uomo.
Ci sono troppi giovani a progetto, frustrati dall'aver speso tempo e risorse per conseguire un titolo di studio che ora vale più o meno come carta igienica, costretti ad espatriare o a fare lavori che minano certezze.
Ci sono troppi padri di famiglia senza lavoro o in cassa integrazione o in mobilità, per via di delocalizzazioni portate a termine in nome di un profitto che non conosce limite e chiusure di fabbriche e imprese strozzate dai debiti con le banche e dai crediti, saldati con un ritardo vergognoso, con lo Stato.
Ci sono ancora troppe donne costrette a firmare dimissioni in bianco nel caso decidano di fare la cosa più bella che c'è al mondo, mettere al mondo un figlio. Ci sono troppe donne costrette a scegliere fra famiglia e lavoro, perché ci sono poche strutture che possano sostenere questa scelta.
C'è uno Stato che pare non aver ancora capito che senza istruzione e ricerca non c'è futuro e che la cultura può essere un volano straordinario per la nostra economia, se solo mettessimo a sistema le reti già esistenti creando un indotto che garantirebbe migliaia di posti di lavoro.
Ci sono amministratori pubblici che si sono scordati, o non hanno mai saputo, che sono lì per tutelare il bene comune, non sé stessi e i loro portafogli e ci sono troppe barche attraccate ai nostri porti rispetto alle troppe persone che non hanno un tetto sotto il quale dormire e un piatto nel quale mangiare.
Ci sono troppi cattolici che credono che i precetti della propria religione debbano essere affermati per legge. E' legittimo, ma c'è anche un'altra via, che è quella della testimonianza e del garantire a tutti, credenti e non credenti, di utilizzare quel libero arbitrio che con grande fiducia ci è stato donato.
Ecco, se faccio politica è principalmente perché non mi piacciono le ingiustizie. E perché credo, forse nel mio essere un po' idealista, che si possa ancora cambiare in meglio il mondo in cui viviamo. E che questa speranza vada coltivata attraverso la politica, anche e soprattutto in questi momenti difficili, in cui le persone, giustamente, non hanno più rispetto per delle istituzioni che a loro volta non hanno avuto rispetto dei cittadini che avrebbero dovuto rappresentare.
Certo mancheranno delle cose, ma questo post lo tengo qui, come promemoria e come bussola. Per non perdere di vista il senso di tutto questo.
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