Ha cambiato idea su tutto.
L'Ecopass, il suo fiore all'occhiello, di cui al primo turno celebrava ancora le magnifiche sorti e progressive, e ora dice di volerlo abolire. Come se niente fosse, come se non fossero stati spesi dal Comune e, poi, dai cittadini, milioni di euro, per la sua idea più brillante e innovativa. Con tanto di Al Gore cittadino onorario. Già.
Il referendum ambientale, sostenuto fino a ieri e oggi scaricato (con il povero Croci, già assessore ambientalista-di-destra, trasformato in caricatura).
I toni della campagna della moderatissima signora-sindaco-di-Milano, prima eccessivi, poi (per qualche secondo) moderati, poi di nuovo eccessivi.
La voglia di parlare di Milano, che le è venuta dopo avere visto i risultati, e poi la scelta della campagna più ideologica che ci sia, con zingaropolistalingradoislamicigay.
La legalità e il buon governo (sì, ciao) ridicolizzati dall'eventualità di sanare le multe e della gratuità di tutto per tutti (compresa «la sosta regolamentata», che prometteva di estendere), anzi, per la precisione, qualunquemente.
Da ultimo, una campagna elettorale menzognera fino al paradosso e alla provocazione. Affidata agli alleati che ha sempre odiato, quei leghisti che non l'hanno mai voluta e che lei ha sempre sopportato pochissimo.Una campagna scandalosa, senza alcun rispetto delle istituzioni e degli avversari. Piena di brutte parole e di cattivi pensieri. Senza una proposta, senza un'idea. Una campagna non da sindaco, appunto. O forse sì, da sindaco uscente.
Giuliano Pisapia sappiamo chi è. Di Letizia Moratti, invece, non sappiamo più nulla. Rimane solo un brutto ricordo di quello che era, di quello che non era e di quello che dice di non essere più.
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