In questa intervista però, non si fa' mai il suo nome, ci si occupa solamente dei problemi che il ddl sulle intercettazioni telefoniche causerà ai cittadini.
P.s. lo vota anche la Lega, alla faccia della sicurezza
Ecco l'intervista a Caselli .
Qual è la prima cosa che i cittadini devono sapere sulla legge in esame al Senato?
«Che è una minaccia proprio per la sicurezza dei cittadini. Gli emendamenti sono in continuo aggiornamento, ma il disegno è già chiaro: diminuiranno pesantemente il numero e l'ampiezza delle intercettazioni, indispensabili per la lotta alla criminalità. C'è un obiettivo che viene da lontano: la mortificazione dei pm, additati come nemici, per renderli subalterni al potere politico proprio mentre questo rivendica una sostanziale immunità. Per farlo, non si esita ad ostacolare di fatto le indagini anche sui reati più odiosi: non vorrei entrare nei tecnicismi, ma le procure rischiano di restare senza prove anche per omicidi, rapine, estorsioni, usura e bancarotte milionarie».
La destra che invoca legge ed ordine sembra accontentarsi della modifica che torna ad autorizzare le intercettazioni anche senza «evidenti indizi di colpevolezza».
«Era un limite talmente grossolano da rendere inevitabile una retromarcia: è ovvio che le intercettazioni si fanno proprio per scoprire il colpevole. Ma l'aggancio alla colpevolezza in realtà rientra dalla finestra, con il richiamo alle regole sui riscontri e col divieto di intercettare i telefoni non in uso agli indagati. Ma proprio le intercettazioni su persone vicine all'indagato spesso sono le più preziose. Così si crea un circolo vizioso, che si ripete per le ambientali: le microspie si potranno nascondere solo nel luogo del delitto, ma l'esperienza dimostra che i colpevoli parlano dei loro reati dove si sentono al sicuro, ad esempio in uffici, bar o auto. Anche il divieto di usarle come prove di reati diversi, perfino se più gravi, è pericolosissimo: se intercettando un rapinatore scopriamo un omicidio, non potremo più arrestare l'assassino».
Il governo in compenso nega di voler bloccare le inchieste su mafia e terrorismo.
«Riciclaggio, usura, estorsione, bancarotta sono reati non necessariamente mafiosi. Ma se non possiamo più intercettare se non in casi eccezionali, come facciamo a scoprire quando dietro c'è la mafia? Il problema è gravissimo, perché oggi la mafia è soprattutto economia illlegale».
E dell'"emendamento D'Addario", che vieta ai privati di registrare perfino i colloqui a cui partecipano, che ne pensa?
«È una norma assurda, ma a suo modo rivelatrice. I ricatti e le intimidazioni criminali iniziano con allusioni e minacce indirette, difficilmente denunciabili: la violenza arriva dopo. Se incriminiamo chi cerca di documentarle, rischiamo di lasciare liberi i colpevoli per punire le vittime».
Giancarlo Caselli - procuratore capo di Torino
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