La pace, che dovrebbe essere una prerogativa costituzionale, diventa qualcosa di difficile da accettare, di cui è necessario quantomeno discutere.
La pace non è un fatto universale, è di parte, di sinistra (estrema, perché i pacifisti sono estremisti). Una battaglia anche un po’ di retroguardia, come ci ricordarono numerosi commentatori quando molti di noi esposero alla finestra la bandiera arcobaleno.
Se ne occupano in pochi, della pace, e tali devono restare. È un tema di nicchia, nell’assurdo dibattito contemporaneo, ma di nicchia lo è soltanto per il mondo della politica, perché invece i cittadini, per la pace, si mobilitano ogni volta che si può.
Era già successo con Emergency e con la scandalosa posizione del governo italiano. Pacifisti e terroristi diventano quasi sinonimi, schierati come sono contro l’ordine costituito (che pacifista, dunque, non è, per definizione). Che cosa vogliono, questi pacifisti? Perché lo fanno? Che cosa li spinge? Chissà quali sono i ‘veri’ motivi che li muovono. E chi glielo fa fare.
Buonisti – la parola più stupida degli ultimi anni – da contrastare in patria, soggetti pericolosi da isolare e da contrastare quando sono in missione (anche quando operano nel contesto di una missione umanitaria). Il risultato è sotto gli occhi di tutti, in questo mondo tutt’altro che pacificato, di cui giustamente ci si sorprende per la presenza dei pacifisti. Perché il vero problema sono loro: guardati con sufficienza e con sospetto dalla politica istituzionale che proprio la pace dovrebbe invece garantire. Pace contro sicurezza, in una curiosa rappresentazione della realtà, da mondo rovesciato, dove i pochi che comandano sono quelli armati. Già. E così la pace diventa davvero perpetua, come in quel famoso titolo, macabramente ironico.
Che tutto questo sia accaduto nelle acque del Mediterraneo (internazionali, come se questa parola avesse ancora un senso) non fa che confermare la preoccupazione per uno spazio politico che si è trasformato in questi anni in una barriera e in un confine che non deve essere superato. Per nessun motivo. Il respingimento della pace: il nome di una brutta e colpevole storia.
Giuseppe Civati
da L'unità del 1/6/2010
Nessun commento:
Posta un commento