Mauro (mio amico, che ringrazio), mi segnala che qualche mese fa' il ministro Brunetta ha cercato di nominare a capo dell,agenzia DigitPa (che è l'agenzia statale che si occupa di tutto ciò che attiene all'ammodernamento della macchina statale) il dott. Giacalone.
Cosa c'è di strano vi starete chiedendo?
L'esimio dottor Giacalone, ai tempi di tangentopoli, era stato, all’apice della sua prima carriera (tra il 1987 e il 1991), il fidato consigliere del ministro pro-tempore delle Poste e Telecomunicazioni, il repubblicano Oscar Mammì. Inquisito dal pool di Mani Pulite, Mammì aveva ammesso l’uso di contributi personali per la campagna elettorale detratti dalle tangenti che toccavano al Pri. «Io non ho mai avuto a che fare con i soldi - si era giustificato Mammì - Il mio collaboratore Giacalone pensava a tutto». E Giacalone riconobbe: «Io gestivo i soldi che mi dava Parrella (ex dirigente dell’allora azienda statale per i servizi telefonici, ndr) e lo facevo anche per il ministro».
Miliardi di lire versati sia dalle grandi imprese di forniture, sia dalle tv private che speravano di ottenere, e spesso hanno ottenuto, privilegi nell’assegnazione delle frequenze. Guarda caso, era proprio il dr. Giacalone che elaborava il piano per conto di Mammì e sempre Giacalone era diventato, con lauto compenso, consulente della Fininvest. Al dunque, il neo-capo della DigitPA (presidente ancora in fieri, e abbiamo visto perché) viene arrestato per corruzione, ammette, chiama in causa il suo ministro, ma alla fine, nel 2001, l’inchiesta penale si chiude con una sentenza che dichiara la prescrizione del reato. Resta l’inchiesta amministrativa: nel gennaio 2005 la Corte dei conti condanna Parrella, Mammì e Giacalone al pagamento in solido di due milioni e mezzo di euro di risarcimento alle Poste, ma sei mesi dopo, in sede di appello, la condanna di Giacalone è revocata «per errore di fatto».
In un primo tempo, poco prima di Natale, virtuosamente, la nomina era stata bloccata dalla commissione affari costituzionali del Senato (con il voto di tutto il Pd, più alcuni esponenti della maggioranza, nel Pdl non vanno troppo d'accordo), per evidenti motivi sopra citati, Invece, a pochi giorni di distanza, la nomina viene effettuata lo stesso, ma su un'altra agenzia, quella per l'Innovazione, come se il voto del Senato non fosse mai esistito. Questa è la considerazione che il Ministro Brunetta (ed il governo tutto) ha del parlamento.
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